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tava il cerchio armonioso. Il fianco respirava, e quando il pelo in quel punto bruno alla superficie e chiaro sotto si apriva e biancheggiava pareva ne uscisse davvero l’alito; e quel sollevarsi e abbassarsi ritmico del bel corpo tigrato dava l’idea dell’ondulazione del mare.

Le pratiche per la sostituzione del custode della casa sequestrata erano già esaurite: il maestro quindi si recò direttamente là per ricevere la consegna.

La vecchia gli vendette, a prezzo di usura, gli avanzi delle sue provviste, quattro galline che facevano le uova e un gallo che pensava solo a godersi la vita: in compenso gli regalò un po’ di carbone e gli insegnò come tenere il fuoco sempre vivo: bastava seppellirne nella cenere calda il seme, cioè una brace bene accesa. Quando lei e il figlio se ne andarono, zoppicando sotto i loro fardelli, tutti e due piccoli e deformi come gnomi del crepuscolo, egli chiuse il cancello e attraverso la rete guardò, di là della strada erbosa, l’orizzonte già grigio che gli parve il muro di una grande prigione.