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un grande camino, e un fornello sotto la stessa cappa, e il fuoco acceso che creava alla stamberga come uno sfondo di speranza e di possibilità di vivere.

Sul fornello bolliva una pentola nera col coperchio danzante che lasciava esalare un odore di fagiuoli conditi con aglio: odore umile e onesto che tuttavia ricordò all’uomo i saporiti profumi della cucina di Marga e il ditino di Ola che batteva l’unghia sullo smalto lucente della pentola annunziando il lieto desinare: ed egli non scacciò il ricordo, sebbene ne soffrisse; poichè la penitenza non è tale se non intessuta di grandi e piccole rinunzie.

Verso sera entrò a vedere Marga. Era senza febbre, ma più sfinita del solito, col viso di un pallore azzurrognolo di cadavere reso più sinistro dal chiarore rossigno del crepuscolo.

— Quel dottore, — ella domandò con la sua voce assonnata, — che ha detto? —

Ha detto che si tratta anche di nervi e che devi riposarti e curare lo spirito.

Questo lo diceva lui, che credeva di saperne