Pagina:Deledda - La chiesa della solitudine, 1936.djvu/49


— 43 —

casa. Maria Concezione solamente potrebbe contentarla.

Un po’ ironica, ma anche lusingata la madre si volse di nuovo a Concezione.

— Ebbene, che dici, tu? Spetta a te rispondere.

— Per quanto riguarda il terreno, avete risposto bene voi: e non se ne parli più. Direte a Marcello il fabbro che cerchi un altro compratore: noi non faremo nessuna opposizione. Riguardo al resto, è tutto uno scherzo: ed io non ho voglia di scherzare, specialmente adesso.

— Tu sei pallida, figlia — disse la madre; — va a letto; ti sei già abbastanza strapazzata, oggi: e questo non era il consiglio del dottore. Va: farò compagnia io al nostro vecchio Felis.

Egli però non voleva andarsene con un pugno di vento in mano.

— Maria Concezione, pensaci bene: tu neppure conosci i miei ragazzi. Ebbene, domani è domenica: li farò venire alla messa della vostra chiesa: poi te li porterò qui.

— Portateli pure, come due cagnolini — ella rispose, alzandosi. — Li conoscerò volentieri; ma poi mi lascerete in pace.

— Due cagnolini? Due leoni, sono; due querce fiorite, e tu faresti bene a rispettarli.