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vuto qualche bicchierino di acquavite, ed era disposto a ridere e chiacchierare: si beffava di Aroldo, ma a Concezione pareva che fosse venuto mandato dal compagno.

— Adesso s’è dato alla musica, e tutte le sere suona come un grillo. Farebbe piacere a sentirlo, se non si sapesse che i grilli ce li ha lui, in testa: sappiamo per chi — aggiunse strizzando gli occhietti verdi verso Concezione. — Però è un bravo ragazzo: e io le consiglierei, signorina, di essere meno crudele con lui.

— Non avete altri a cui rivolgere i vostri consigli?

— L’avrei sì; ci sarebbe una donna che consolerebbe Aroldo, in modo da fargli subito deporre la chitarra; e tutti lo sanno; ma non è una donna per lui: anzi, mi dispiacerebbe se il ragazzo si lasciasse irretire.

— Dispiacerebbe anche a me, — disse Giustina, alla quale Concezione non aveva ancora riferito le parole di Serafino. — Si potrebbe sapere chi è?

E quando l’ebbe saputo si fece rossa e pensierosa.

— Concezione, — disse, andato via l’uomo, — è una brutta faccenda. Quella lo fa certo per vendetta; bisognerebbe salvare il ragazzo: salvare l’anima sua.