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guardò terribile, battendole la canna calda sul piede nudo, e Agostino le domandò:

— Che ti salta il grillo di sposarlo tu?

— Chi lo sa! — gridò lei con voce stridula.

— Dio mio! — esclamò Annarosa, irritata, — la morta è ancora calda nella sua fossa e voi già parlate di queste cose!

La matrigna riprese a raccontare i particolari dei funerali, e chi c’era stato per le condoglianze; tutte le persone più importanti del paese, proprietari, impiegati, avvocati.

— Il vecchio però è furbo. Nonostante il suo dolore guardava uno ad uno tutti quelli che gli sfilavano davanti, poi a volte guardava verso Juanniccu nostro e mi pare avesse un’aria di beffe.

— Di chi si beffava? Di zio nostro, forse? — domandò energicamente Agostino. — Io non mi sono accorto di nulla. Con me zio Predu è stato serio.

La matrigna riprese, con voce stanca:

— No, che dici? Guardava Juanniccu come per dirgli: guarda quanta gente che non mi ama e pure viene a condolersi con me. Stefene invece piangeva, e i suoi amici lo baciavano. È buono, Stefene, se uomo buono c’è. Senza vanità, senza attaccamento alle cose del mondo. Vi ho