Pagina:Deledda - L'argine, Milano, Treves, 1934.djvu/88


— 78 —

passa; e un giorno, presto o tardi, cadrà da sé e la porta del carcere terreno si aprirà.

Melanconie. Domando al vecchio:

– Paolo conoscete il podestà?

Mi aspetta uno sguardo di lui, – non parlo della donna che sotto la capanna del suo fazzoletto sembra non vedermi neppure, – uno sguardo verdolino e furbo che significa: il podestà? E chi lo conosce?

Invece Paolone, senza smettere il suo lavoro, risponde tranquillo:

– Lui no, non lo conosco: è sempre fuori del paese. Ma conoscevo il suo babbo. Era un bravo ragazzo, ma irrequieto: sempre nella macchia a prendere nidi, o nell’acqua a pescare le trote. E scappava anche più lontano, con disperazione dei suoi. Poi andò in Francia, trovò lavoro, trovò fortuna. Sposò una donnina, che aveva qualche cosa. Dicono, però, che questa signorina aveva fatto la bella vita: poi, dicono, diventò una brava donna: è morta, di parto, perché era già vecchiotta quando nacque il signor Antioco, il nostro podestà. Il padre poi tornò qui, col ragazzo; lo fece studiare, gli comprò casa e terra. Adesso è morto anche lui. Era un bravo uomo.

Breve il racconto, ma gonfio di spiegazioni. Cose che avevo già sentito accennare, e che in bocca al vecchio prendevano il sapore della ve-