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gatto che ha avuto la peggio nelle sue avventure amorose. E poi era tornata insolitamente presto, mettendosi subito a sfaccendare con un insolito mutismo preoccupante più di ogni lamento.

— Che ti è capitato, Pierina?

La voce della padrona, e il suo stesso benevolo interessamento, avevano anch’essi un tono insolito, più umano, più caldo.

Pierina ne fu tanto penetrata che ebbe voglia di dire tutta la verità: ma tutta la verità è un po’ troppo, per lei; è come se un bambino che possiede una bella mela possa darne più della metà al suo compagno.

— Signora, — disse con fare minaccioso, — la domenica non voglio più uscire di casa; a meno che lei non mi mandi fuori per forza. No, non voglio più uscire.

— Oh, figurati. Ma perché ti dovrei mandar fuori per forza? Che intendi dire?

Anche la signora è austera, quasi sdegnata. Sa che Pierina ha qualche dubbio sulla fredda integrità del cuore della sua padrona, e che forse la sua padrona desidera di star sola a casa per ricevere qualcuno. Una volta era il signor Franco: adesso c’è in vista il nipotino del gobbo, del quale l’amica Elviruccia le deve aver già dato notizie.

— Sì, perché molte ragazze i padroni, la domenica, le mandano fuori, anche se non hanno