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— è troppo presto per il vino. Cosa volete, buon vecchio? un po’ di caffè? liquore?
— Liquore, — rispose per lui Basilio.
E Paska servì la menta, versandola lentamente nei calici rosei fioriti d’oro. Mentre zio Pietro sorbiva a poco a poco il liquore, Basilio vuotò avidamente in un sorso il suo calice, arrovesciando la testa all’indietro, chiudendo gli occhi per l’intenso godimento. Che frescura e che dolcezza sul palato e sulla lingua! Che cosa buona, Dio mio! Aveva l’irritante voluttà del vento di primavera e del profumo intorno alla fontana!
Basilio avrebbe voluto battersi un pugno sul petto per il piacere; ma rimesso appena il calice sul vassoio di cristallo, sentì tutta la bocca ardergli, come una volta che aveva masticato pepe, e arrossì e fece una smorfia.
A un tratto apparvero la gracile figura di Efisio e il musetto del cagnolino. Questo abbaiò e non volle entrare; il ragazzetto spalancò gli occhi, e andò a porsi silenzioso accanto al padre.
Basilio ebbe paura del visetto pallido e dei piccoli occhi che lo fissavano con odio.