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LA TARTARUGA.


Anelante la donna tornò nella sua tana, che era una di quelle tettoie sulle terrazze a riparo dei cassoni per il deposito dell’acqua. I cassoni erano stati ingranditi e portati più in là sotto una tettoia più vasta, ed ella aveva ottenuto quel riparo dal padrone dello stabile, della cui famiglia da molti anni era donna di fatica: tutto è buono per i proprietari di case e tutto è buono per i disgraziati senza alloggio.

Ella possedeva una chiave della terrazza, dove a turno le serve degli inquilini stendevano i panni ad asciugare. Anche quella notte, dalle corde e dai fili di ferro pendevano panni bianchi e di colore e file di calze lunghe e corte. La luna, a piombo dal cielo bianco di luglio, dava forme e trasparenze spettrali a quei corpi vuoti e alle loro ombre sul pavimento bianco della terrazza; e la donna provava, nel passare in mezzo ai panni per arrivare al suo rifugio, l’impressione di essere toccata da fantasmi.