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nudi nei sandali, non fosse volata lieve come un fantasma ad afferrarlo per il collare.

— Fido! Fido! — lo chiamò con preghiera e rimprovero: e si tenne piegata a palpargli la testa selvaggia, per placarlo e persuaderlo a non andare oltre; il cane infatti non tentò di sfuggirle, pur continuando ad abbaiare.

Cristiano vedeva il gruppo sullo sfondo luminoso del prato, in un’aureola di luce. Attraverso le vesti trasparenti distingueva le gambe lunghe, sottili della donna; e mentre si sentiva intimidito dallo sguardo fra il curioso e lo spaurito degli occhi di lei, grandi occhi scuri nel viso bianco, e si vergognava di esser veduto col secchio in mano come un povero diavolo, parole ingiuriose gli salivano alle labbra.

Infine disse, frenando la sua collera:

— Bisogna legarlo!

La donna si sollevò, senza abbandonare il cane, avanzando di qualche passo.

— Lo si legherà. Non morde però; fa così per spaventare la gente. A meno che non capisca che sono ladri.

La sua voce armoniosa e commossa avrebbe intenerito anche i ladri. Cristiano disse ruvidamente:

— Questa mattina è penetrato in casa mia e mi ha rovinato tutto.