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Poi cominciò a inquietarsi; pensò che Sarina e la serva, infelice anche lei, si fossero uccise: e ancora sogghignava nell’accorgersi che pensava a una fine così tragica del suo dramma per consolarsi della fine vera; tuttavia un vago terrore lo spinse ad andare. Forse nulla era vero delle sue fantasticherie; Sarina è là nella casetta bianca e lo aspetta: pochi passi ancora e tutto è come prima.

Tutto è come prima, intorno a lui: il prato è ancora coperto di margherite e di ranuncoli, tutto il paesaggio è fiorito; solo il comignolo della casa bianca è privo del suo fiore di fumo.

Le finestre sono chiuse; eppure egli rallenta il passo come per nascondere la sua ansia ad una persona che lo spia dietro quelle persiane.

Arriva alla porta: la porta è chiusa ed egli non pensa neppure di picchiare: va lungo il muro della casetta, e quel muro è caldo, vivo, ma di un calore esterno che non lo conforta: anche i muri dei cimiteri sono caldi così, al sole di aprile. Il prato dietro la casa, sotto gli alberi, è dorato di ranuncoli; anche da quella parte la brughiera è tutta in fiore, fino all’orizzonte dove il cielo e la terra si confondono in una vaporosità azzurra sparsa di nuvolette