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l’aria: il giorno pareva sbocciare, nel finestrino della cameretta, come un fiore bianco che a poco a poco si tingeva di rosa.

D’un tratto un picchiettio risonò sul vetro: era un uccellino che vi batteva il becco.

E Cristiano balzò come un bambino, corse ad aprire e gridò di gioia. Nella notte i fiori dei peschi s’erano aperti: sopra ogni fiore brillava una ghirlandina di rugiada: e fili iridescenti, collane sottilissime di perle correvano da una cima all’altra della siepe.

L’aria odorava di resina e di menta. Era la primavera. Ed egli ebbe desiderio di correre fino alla riva del mare, di avvoltolarsi fra i giunchi, di lavarsi con la rugiada.

Il pensiero che fra poco avrebbe riveduto Sarina lo faceva soffrire. Poi cominciò le solite faccende; ed ecco, nel silenzio del primo mattino, un lieve picchiare al cancello lo richiamò all’angoscia del passato, Sarina non poteva essere, a quell’ora. Doveva essere Ghiana.



Ghiana era lì dietro il cancello, col suo paniere, ma talmente mutata che quasi non si riconosceva. Uno scialle fiorito le circondava il viso gonfio macchiato di chiazze