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guardò negli occhi, nella bocca, nel collo: sguardo di medico, che tuttavia ingelosì Cristiano. Senza muoversi dal suo posto egli vide quei due avvicinarsi al morto, chinarsi, parlare sottovoce, sollevarsi, parlarsi ancora, fra le due colonne dei candelabri. Lui era messo da parte, lasciato indietro. E s’ingelosì anche di questo, come se il morto gli appartenesse.

Il dottore s’incaricava non solo di provvedere alla dichiarazione di morte, ma di sollecitare per i funerali e quanto altro occorresse: la vedova ringraziava, sollevata, come se fino a quel momento non avesse avuto altro aiuto; pareva dimenticarsi anche del morto, perchè accompagnò il vivo fino in fondo alla scala. Cristiano, che non ostante la gelosia, o forse a causa di essa, si era alzato, avanzandosi come per aspettare degli ordini o per far intendere che c’era anche lui, rimase solo col morto.

Il dottore se n’era andato senza neppure salutarlo; è vero che anche lui non aveva salutato; ma davanti ai morti non si fanno cerimonie.

Tutto deve procedere con calma, davanti ai morti: eppure egli sentì un impulso violento di squassare il lettuccio, rovesciare i candelabri, portarsi via i fiori del suo giardino... Gli sembrò che una mano potente