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signani, dopo che mio marito ebbe risposto al suo predecessore con un discorsetto cordialmente diplomatico: e fu una vera per quanto grottesca apoteosi.

Lo scoppio delle bottiglie di sciampagna accompagnava i nuovi applausi: pareva un’allegra battaglia. Era già notte; ma le lampade elettriche, con paralumi rossi e verdi, continuavano le luci calde del tramonto: un faro, di tanto in tanto, spandeva sul mare la sua cometa di raggi: la luna nuova si posava come un uccello d’oro su un ramoscello che attraversava la vetrata.

E d’improvviso, dopo aver bevuto la mia coppa di sciampagna, mi parve di essere riafferrata dalle mani di Gabriele. Era il ricordo di lui, che ritornava. Come uno spettro nella festa, mi parve di vedere la sua ombra aggirarsi fra quelle degli invitati. Nello stesso momento il Fanti, che aveva appena accostato le labbra alla sua coppa, senza bere, solo per accompagnare i brindisi in mio onore, mi disse sottovoce: