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— Piange? È tardi. Lei ha distrutto un uomo.

Debolmente io cerco di difendermi:

— Lei esagera. E del resto erano stati i racconti del suo babbo a creare nella mia fantasia un personaggio fiabesco.

— Lasci stare mio padre: è morto, sia pace all’anima sua. Ma lei ha veduto i miei occhi, quella sera, e doveva credere solo ad essi. Perché non ci si è fermati a quel primo sguardo? L’atmosfera della nostra vita sarebbe rimasta sempre eguale a quella della giornata del nostro primo incontro. Giornata che si rassomigliava a questa: solo che la sua camera alta, era ben diversa da questa.

— Ora tutto è passato, ed è inutile ritornarci su. Mi lasci andare, Gabriele, — riprendo io, conciliante, sebbene sempre più spaurita, più che dalle parole, dagli occhi pazzeschi e dal contatto di lui. — La vita, quella che appunto lei chiama la vera vita, è fatta di questi malintesi. Anche lei non ha veduto in me i sentimenti buoni che l’educazione e la tra-