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ampio; e felice e bella come le rondini marine che lo sfioravano e parevano tingersi del colore dell’onda.

L’uomo nero, il fantasma incontrato il primo giorno, non era più riapparso, né più avevo sentito il suono del violino. Nel nostro nido tutto procedeva bene. La Marisa arrivava al mattino, presto, carica di provviste, e pretendeva che gli sposi si alzassero tardi e lasciassero a lei tutte le cure materiali della loro vita.

Entrando nella nostra camera, col vassoio del caffè fra le grandi mani nodose, pareva fiutasse l’aria, come una belva già anziana che sente l’odor d’amore delle giovani coppie della sua razza. Quando apriva le imposte, i suoi capelli arrossavano il vano azzurro della finestra, e i suoi occhi, volgendosi a noi, ci portavano il riflesso della bella giornata.

Odore di rosa entrava con la prima aria: era il profumo dei pioppi, ma nel sentirlo io avevo l’impressione che un giardino fiabesco, con laghi, cigni, tempietti e statue, circondasse la nostra dimo-