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la villetta rossa del cieco di guerra, nascosta fra due siepi di tamerici; e acconsentii di andare a vedere l’abitazione della Marisa, tanto più che a quell’ora non doveva esserci nessuno.

Infatti, solo un cagnolino giallastro, che pareva una volpe, già amico di mio marito, stava sdraiato sulla sabbia, davanti al recinto preistorico di sassi, rami e tamerici, che difendeva la casa. Casa? In realtà era una grande capanna, di muri a secco, in un secondo tempo rivestiti di fango e di calce, col tetto di assi, la porta e due finestre nuove, che per il loro bel colore verde ramarro stonavano nella costruzione trogloditica.

Oltre il cane, che si era alzato e poi comodamente rimesso giù sulla rena dov’era stampata la sua impronta, numerose galline animavano il cortiletto sabbioso che cingeva col suo anello chiaro la casupola nera. Il cancello di rami, fermato con un gancio di legno, fu da noi facilmente aperto; e da una finestra socchiusa s'intravide sùbito l’interno pittoresco della