Pagina:Deledda - Il nostro padrone, Milano, Treves, 1920.djvu/355


— 349 —


Trasse un coltello a serramanico e con l’unghia ne fece scattare la lama sottile; e si sbottonò i polsini quasi che Antoni Maria fosse pronto a svenarlo.

— Tu parli dell’inferno ma non ci credi, Antoni Marì, e potresti farmi questo favore. Se no mi costringi a suicidarmi ed a morire dannato. Salva almeno l’anima mia! Quante volte tu stesso mi hai detto: non ti resta che impiccarti! Ed ecco, l’ora è giunta!

Antoni Maria guardava il coltello e sorrideva.

— Ho vedute ore peggiori di questa, io! In confronto questa è un’ora da ballo. E non ho pensato a morire....

— Lasciami andare, allora, — gridò Predu Maria alzandosi. — Qualche cosa devo fare: è tempo di finirla.

L’altro lo tirava per la giacca, ma egli si dibatteva e pareva avesse finalmente coscienza di tutta la sua disgrazia. Buttò per terra il suo cappello e lo calpestò, urlando vituperi e minacce contro Sebastiana e Bruno, ed anche contro Antoni Maria che col farlo andare a Nuoro aveva causato la sua estrema rovina. Ricominciarono a rinfacciarsi i loro errori e i loro inganni; ma i loro gridi minacciosi e disperati parevan rivolti ad un nemico in-