Pagina:Deledda - Il nonno, 1908.djvu/86

84 grazia deledda


labbra della giovine donna avevano preso una linea così soave che egli le guardò come un assetato guarda un frutto maturo.

Ella sorprese quello sguardo e il suo volto s’accese. Serafino s’accorse che ella aveva arrossito e guardò lontano, deciso a non tradirsi più, a conservare tutta la sua dignità di povero. Però domandò innocentemente:

— Mi traduca in italiano quelle parole.

Elisabeth gliele tradusse, e toccò a lui ad arrossire.

Da quel momento egli cominciò a perdere la sua famosa dignità di povero. Elisabeth dunque l’amava non solo, ma lo invitava ad amarla. Egli non sapeva come doveva comportarsi: non era abbastanza ingenuo od orgoglioso per non profittare dell’occasione, ma non sapeva come cominciare. Avrebbe voluto raggiungere il più ardente dei suoi sogni; stringere Elisabeth fra le braccia e sentire il cuore di lei palpitare contro il suo. Null’altro.

Chi era Elisabeth? Donde veniva? Era libera? Era pura? Qual’era l’ostacolo da lei una volta accennato? egli non se lo chiedeva neppure. Vedeva una donna giovane, bella, elegante, che forse era venuta da lontano per lui, per lui solo, e che lo invitava ad amarla. Che sarebbe avvenuto dopo?