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novella sentimentale 67


A quel rumore egli sussultò e si svegliò: rivide le stelle, sentì il rumore delle onde lievemente agitate. Il fucile gli era realmente scivolato dalle ginocchia; ed egli, per qualche momento, non potè muoversi, neppure per raccattare l’arma, tanto l’impressione del sogno lo irrigidiva.

L’indomani venne a sapere che nell’ora in cui egli s’era addormentato sullo scoglio, il vecchio condannato era veramente evaso, fuggito per un varco ove nessuna sentinella poteva impedire il passo. Era morto.

La sera cadeva. Le acacie e le canne frusciavano come drappi di seta, sempre più nere sullo sfondo vitreo del cielo solcato di nuvole rosse. Le onde violacee e sanguigne s’increspavano appena contro il soffio già freddo del vento.

I soldati cantavano nel cortile, con urli melanconici di cani legati in luogo deserto.

Serafino, invece di mettersi davanti al portone, come prima usava, profittava delle ore di libertà per scrivere una novella.