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buon vecchio, Elia può ricadere nei suoi eccessi: facendo un buon matrimonio, invece, egli si correggerà davvero».

E cedette. Elia, del resto, era pronto a cambiar vita e a diventare un buon marito. Il vescovo, tuttavia, non fece la dote a Pasqua: assegnò un tanto al mese alla giovine coppia, e disse francamente allo sposo che se non si comportava bene l'assegno verrebbe sospeso. I due sposi accettarono questa condizione, e partirono in viaggio di nozze.

Dovevano andare a Roma, Napoli, Pompei. Lo zio li aveva incaricati di fare un'offerta alla Madonna di Pompei.

A Roma i due giovani sposi scesero in un modesto albergo vicino alla stazione. E siccome pioveva dirottamente e la sposa soffriva ancora il mal di mare, si chiusero nella loro camera, decisi a non uscire finchè il tempo non si rassernava.

Ma mentre chiacchieravano, in dialetto sardo, un cameriere bussò discretamente all'uscio.

Elia, alquanto seccato, aprì.

— Scusi, — disse il cameriere — c'è qui all'albergo, un vecchio sardignolo. Egli pretende di aver sentito parlare i signori in sardo, e domanda se può venire a vederli. È un vecchio, malato.

— Che venga pure — disse Elia.

Il vecchio entrò subito dopo. Vestiva in borghese, ma invece del cappello aveva in testa la berretta sarda. I lunghi capelli grigiastri gli coprivano le orecchie turate con l'ovatta. Il suo volto