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Oltre i cani c’erano nell’ovile un porchetto mansueto e malizioso, coi piccoli occhi vispi e carezzevoli che parevano occhi umani, un gattone nero ed un bel capretto bianco, che serviva di guida alle pecore, aprendo allegramente la strada allorchè dovevasi varcare un passo difficile o guadare il rio. Quando non pascolava, il bel capretto stava sempre vicino a Mattia, seguendolo passo passo, rincorrendolo, saltandogli addosso, facendogli mille moine. Era un animaletto adorabile; andava nella capanna, molestava il gatto, giuocava col porchetto o col piccolo cane, e dormiva ai piedi di Mattia.

La vita scorreva semplice e primitiva nell’ovile dei Portolu, frequentato solo dai pastori vicini e da qualche viandante. Gente equivoca, latitanti od altro, non vi bazzicava: zio Portolu era uomo onesto ed energico, Mattia un po’ semplice, Elias non sentiva alcuna volontà di riattaccare le antiche relazioni o di farsene delle nuove.

Ora egli amava la solitudine, e spesso, in quei primi giorni passati nell’ovile, sfuggiva persino la compagnia dei suoi, quando l’opera sua non faceva bisogno. Vagava di qua e di là, ricercando i luoghi che gli ricordavano la