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sotto le larghe palpebre, e le sue labbra e i suoi denti gli facevano perdere la coscienza.

— Maddalena, amore mio.... — mormorò, ma tosto si pentì e si mise a gemere di passione e di dolore. — Pietro, fratello mio! Pietro, fratello mio....

Si svegliò tremando: era solo e l’acqua mormorava, e gli uccelli gorgheggiavano; ma non si udivano più nè spari, nè voci. Si alzò: quanto tempo aveva dormito? Guardò il sole e il sole declinava. Tutti erano partiti, ma a guardia del cavallo di Elias restavano due pastori al quali la carovana, in cambio dei latticini ricevuti, aveva lasciato gli avanzi del banchetto. Elias li ringraziò e partì. Il suo cavallo volava, e il moto e il pensiero di raggiungere presto i compagni, dispersero l’impressione ardente e affannosa che il sogno gli aveva lasciato. Dopo quasi un’ora di corsa vide zio Portolu e zia Annedda, Pietro e Maddalena, fermi sui loro cavalli, sull’alto di una china. Lo aspettavano forse? Gli altri eran già lontani.

— Ebbene? — gridò dal basso.

— Che il diavolo ti percuota, — gridò zio Portolu, — dove ti sei indugiato? Dà il cavallo a tuo fratello, perchè il suo s’è arenato.