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ratamente allungata da una cuffia sottoposta al gran fazzoletto frangiato, con le pesanti gonne d’orbace cortissime, con lunghi rosari incatenati da strani ornamenti d’argento.

Anche i Portolu ebbero molti ospiti, ed Elias e Pietro furono tutto il giorno trascinati qua e là dai giovanotti nuoresi venuti per la festa. Tutti si ubriacarono fino a perder la ragione, cantarono, ballarono, urlarono. A momenti Elias pareva impazzito; rideva fino a diventar paonazzo, con gli occhi verdi, ed emetteva strane grida di gioia, degli uaih lunghi, gutturali, trillanti, che parevano richiami di battaglia di qualche guerriero selvaggio.

Maddalena, che aiutava zia Annedda a preparare i pasti, a servire vino e caffè agli ospiti, ogni tanto lo guardava di traverso e mormorava:

— È molto allegro vostro figlio, zia Annè, guardate come è rosso. Come ride!

Zia Annedda guardava Elias, sospirava e si sentiva una spina nel cuore; e un momentino che ebbe tempo, entrò in chiesa e pregò.

— Ah, Santu Franziscu meu, San Francesco bello bello, toglietemi questa spina dal cuore. Elias, il figliuolo mio, sta ritornando nella mala via: ecco che egli si ubriaca, che si