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senso di tristezza solenne, una nostalgia di cose antiche e pure.

Raccolti attorno al fuoco, i paesani della cumbissia maggiore, narravano storie argute, bevevano e cantavano. L’eco delle loro voci sonore si perdeva al di fuori, in quella grande solitudine, in quel silenzio lunare, fra le macchie sotto cui dormivano i cavalli.

Elias Portolu prendeva parte al divertimento con piacere intenso, quasi infantile. Gli pareva d’essere in un mondo nuovo: raccontava le sue vicende, e ascoltava i racconti degli altri quasi commosso.

Inoltre aveva stretto relazione col signor cappellano, e questo nuovo amico gli parlava un linguaggio divertente, incitandolo a goder la vita, a dimenticare, a spassarsi.

— Servi Dio in letizia, — gli diceva. — Balliamo, cantiamo, fischiamo, godiamo. Dio ci ha dato la vita per godercela un poco. Non dico peccare, veh! ah, questo no! Eppoi il peccato lascia il rimorso, un tormento, caro mio.... basta, tu lo avrai provato. Ma divertirsi onestamente, sì, sì, sì! Io mi chiamo Jacu Maria Porcu, ovvero prete Porcheddu perchè son piccolo. Ebbene, Jacu Maria Porcu s’è divertito assai in vita sua. Ben fatto! Una