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nuavano le grida, il via vai, la confusione, zia Annedda se n’andò a pregare in chiesa; una chiesetta fresca, pulita, col pavimento di marmo, e un gran Santo barbuto che in verità inspirava più paura che affetto. E poco dopo ecco in chiesa anche Elias; s’inginocchiò sui gradini dell’altare, con la berretta gettata sull’omero, e pregò.

Zia Annedda lo guardava intensamente, pregando con fervore: pareva fosse lui il Santo a cui le sue materne preghiere venivano dirette. Ah, quel profilo delicato e stanco, quei viso bianco e patito, quanta tenerezza le destavano! E vederlo lì, il diletto figliuolo, inginocchiato ai piedi del Santo, compiendo il voto fatto in terre lontane, in luoghi ingrati, ah, era una cosa che struggeva il cuore di zia Annedda.

— Ah, Santu Franziscu bellu, piccolo San Francesco mio, io non ho parole per ringraziarti. Pigliati la vita mia, se ti piace, tutto quello che vuoi, ma che i miei figli sieno felici, che vadano per le rette vie del Signore, che non siano troppo attaccati alle cose del mondo, Santu Franzischeddu mio!

A poco a poco il via vai, il chiasso, la confusione cessarono: ciascuno aveva preso il