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Una folle preghiera saliva nel suo pianto.

— Signore, tu lo vedi, io sono debole e vile; abbi pietà di me, mio Dio, perdonami, dammi requie, strappami il cuore dal petto. Io sono uomo, non mi posso vincere; perchè tu mi hai fatto così debole, o Signore? Ho sempre sofferto nella mia vita, e quando ho dovuto, vinto dalla mia debole natura, cercar la felicità, ho peccato, ho calpestato i tuoi precetti, sono stato più pagano e malvagio dei Gentili; ma ho tanto sofferto, Dio mio; e soffro ancora tanto che la misura è colma. Dio mio, Dio mio, Dio mio! — proseguiva singhiozzando, col viso stravolto inondato di lagrime salate, — abbi misericordia di me, perdonami, aiutami, dammi la pace del cuore.... dammi un po’ di bene.... un po’ di dolcezza: non ne ho io il diritto, Dio mio? Non sono una creatura umana? Se ho peccato, perdonami, se tu sei misericordioso: se tu sei grande, Signore, perdonami e dammi un po’ di bene, un po’ di gioia....

A poco a poco le lagrime gli si esaurirono, e quello sfogo gli fece bene, lo calmò. Passato l’eccesso della disperazione, si vergognò di aver pianto, ma pensò: — mio padre dice che sono i vili a piangere; e che un