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cosima 29


due, al solito, la respinsero e la punzecchiarono, nonostante i rimproveri della madre: paziente e silenziosa ella si ritrasse e se ne andò in cucina. Lì si stava forse meglio, sebbene il fumo continuasse a velare l’ambiente. La serva sedeva davanti al camino e già sonnecchiava, mentre il servo stava lontano dal fuoco, poiché un uomo forte non ha e non deve avere freddo, e, per spirito d’imitazione, Andrea gli sedeva accanto, entrambi su due seggioline basse. Cosima a sua volta sedette a fianco della serva e le posò la testa sul grembo un po’ grasso e tiepido.

Il servo era un uomo dei paesi: si chiamava Proto; basso e tozzo, con una gran barba rossiccia quadrata e gli occhi verdognoli, aveva un aspetto quasi fratesco; e infatti era molto religioso e semplice, di una innata bontà francescana; raccontava sempre storie di Santi, sebbene Andrea e la stessa Cosima preferissero leggende o racconti briganteschi: ma questi egli li lasciava all’altro servo, che era amico dei latitanti ed anche dei banditi: per contentare i padroncini Proto sceglieva una via di mezzo e narrava certe lunghe favole che sembravano romanzi.

— Questa, — diceva quella sera, — non è inventata: è proprio vera, ed è accaduta quando io ero bambino. Al mio paese l’inverno è più lungo e rigido di questo, perché stiamo sui monti, e i pastori devono scendere con le greggie a svernare in