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coi rispettivi parenti, accompagnarono a casa il padrino, ed Anania potè ammirare la sala di Margherita, di cui aveva sentito dir mirabilia, — una vasta stanza tappezzata di carta rossa, con seggioloni del secolo scorso e cassettoni ornati di fiori artificiali sotto lampade di cristallo, nonchè di alzatine con frutta di marmo e piattini con fette di salame e di cacio pure di marmo.

Furon serviti liquori, caffè, biscotti e amaretti; e la bella signora Carboni, che aveva due profonde fossette sulle guancie e i capelli neri tirati tirati sulle tempia, graziosamente adorna d’un vestito da camera, d’indiana a quadretti azzurri e rossi, con volante e merletto in fondo, fu amabile con tutti e baciò i bimbi consegnando a ciascuno di loro un involtino.

Lungamente Anania ricordò questi particolari. Ricordò che invano aveva ardentemente desiderato che Margherita entrasse nella sala e notasse il suo costumino nuovo, di fustagno gialliccio, duro come la pelle del diavolo, e ricordò che la signora Cicita Carboni, baciandolo e battendogli lievemente la mano inanellata sulla testina orribilmente rasa, aveva detto al mugnaio:

— Ah, compare, perchè l’avete conciato così? Sembra calvo....

— Lasciate, comare, — aveva risposto Anania grande, secondando il benevolo scherzo della signora, — la testa di questo buon pulcino sembrava un bosco....