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s’usa per le nozze; la casa e il cortile erano silenziosi, il gatto stava immobile sulla panca, nero con gli occhi verdi come l’idolo della solitudine; nel silenzio si udiva il legno corroso del balcone scricchiolare e sollevando un poco di più la testa Efix rivide un’ultima volta il muro rovinato e l’erba e i fiori d’ossa dell’antico cimitero.

Ma d’improvviso una figura ch’egli non conosceva apparve sulla porta; alta, sottile, vestita d’uno stretto abito granato a fiori neri, aveva una ghirlanda di rose sul capo, e qua e là sul viso, sulla persona, sui piedi, qualche cosa che scintillava: gli occhi, i gioielli, le scarpette....

Egli spalancò gli occhi e riconobbe Noemi; ma dietro di lei, accomodandole le rose del cappello e le pieghe del vestito, donna Ester con le ali nere dello scialle rigettate sugli omeri gli parve l’ombra della sposa.

— Sto bene, vero? — domandò Noemi ritta davanti a lui, accomodandosi i risvolti delle maniche: — non ti pare stretto, questo vestito? Si usa così. E guarda come è bello, questo: è il regalo di Predu.

Si chinò nonostante il vestito stretto e gli fece vedere il rosario di madreperla con una grande croce d’oro.

— Vedi? Era la croce di un vescovo antico: era della nonna di Predu, ch’era poi anche la nostra. Così rimane in famiglia. È bella,