Pagina:Deledda - Canne al vento, Milano, 1913.djvu/293


— 285 —

Allora egli si sentiva d’ingombro e desiderava andarsene.

Una mattina donna Ester, che dormiva nella camera terrena per vegliarlo, s’alzò presto, rimise tutto bene in ordine parlando sottovoce fra sè, e curvandosi per fargli bere una tazzina di latte, disse:

— Su, Efix, allegro! Oggi Predu fisserà il giorno delle nozze. Sei contento?

Egli accennò di sì; poi si coprì la testa col panno e là sotto gli pareva d’essere già morto, ma di gioire lo stesso per la buona fortuna delle sue padrone.

Anche Noemi s’alzò presto; discuteva con la sorella e diceva con fierezza:

— Perchè il giorno deve fissarlo lui e non io? lo non sono una paesana per seguire l’uso comune.

— Che impazienza ti è presa! Le pubblicazioni sono fatte: oggi si parlerà del resto.

Noemi era agitata ed Efix la sentiva andare e venire per la casa, con passo lieve ma inquieto; finalmente ella sedette accanto all’uscio a cucire silenziosa, e quando arrivò don Predu scostò la sedia, tirando in là la tela per lasciarlo passare, ma sollevò appena il viso per guardarlo e rispose con un lieve cenno del capo al saluto di lui. Ed ecco subito donna Ester scese giù le scale annodandosi il fazzoletto, pronta a servire da interprete ai due fidanzati fra i quali spesso na-