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rendendo felici tutte le donne che speravano d’essere scelte da lui.

Solo Giacinto non ballava; seduto accanto all’usuraia faceva dondolar le mani fra le sue ginocchia, pallido e stanco: intanto Efix sentiva le donne discutere su chi quel giorno aveva più speso denari e s’era più divertito, e qualcuna diceva:

— È don Predu.

— No, è don Giacinto. Più di trecento lire, ha speso. Ma è ricco. Dicono che ha una miniera d’argento; ma come s’è divertito!

— Pagava da bere a tutti, anche a chi non conosceva.

— Perchè lo fa?

— Oh bella, perchè chi ne ha ne spende.

Efix provava soddisfazione e inquietudine.

Sedette accanto a Giacinto e gli riferì le chiacchiere delle donne.

— Una miniera d’argento? Sì, rende, ma non come una miniera di petrolio. Una signora che conosco io sognò che in un tal posto ce n’era una, in un terreno d’un signore decaduto. Questi era così disperato che stava per uccidersi. Ma scavò dove quella aveva sognato e adesso è così ricco che passa venti mila lire al mese a una donna....

— Perchè non ha sposato quella del sogno? O aveva già marito? — domandò Efix pensieroso.

Le donne ballavano: si vedeva Grixenda