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della Valseriana, al borgo d’Albino, nelle cui adjacenze grossi banchi e cumuli pur si incontrano della sumentovata terra, che io sempre sull’appoggio anche dell’autorevole asserzione del chiarissimo Arduino, uno de’ più valenti mineralogisti del secolo passato, ho riputata una sostanza vulcanica, quantunque non ignori, che altri sentono diversamente; e che ben difficile sia il determinare nell’esame delle terre ciò, che al fuoco, e ciò, che all’acqua si deve.

E fu al mentovato luogo della Val dè cornei, che, esaminando io in quest’ultimo mio viaggio l’accennata terra, in osservazione mi cadde una roccia calcare, conformata a gran masso, la quale altro non era che un impasto d’un infinito numero di minute conchiglie bivalve, fra le quali alcune compresse, schiacciate ed infrante, ed altre con ben conservate traccie della generica loro organizzazione.

Mi si perdoni questa breve digressione geologica, e torno a’ cristalli quarzosi.

Non tutto il territorio di Selvino ne