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La sua critica fa onore all’intelletto italiano, allora nel fiore del suo sviluppo, e rivela insieme la decadenza della facoltá poetica.

Il Pastor fido, come meccanismo ed esecuzione tecnica, è ciò che di piú perfetto offriva la poesia. Due azioni entranti naturalmente l’una nell’altra e magnificamente innestate, caratteri ben trovati e ben disegnati e perfettamente fusi nella loro mescolanza, una superficie levigata con l’ultima eleganza, una versificazione facile, chiara e musicale fanno di questo poemetto, per ciò che si attiene a costruttura e ad abilitá tecnica, un gioiello. Tutto ciò che chiarezza d’intelletto e industria di stile e di verso può dare, è qui dentro. Il concetto, come nell’Aminta, è il trionfo della natura, con la quale il destino, in lotta apparente, si riconcilia da ultimo mediante le solite agnizioni. Il poema è un’apoteosi della vita pastorale e dell’etá dell’oro, contrapposta alla corruzione e alle agitazioni della cittá, e invocata spesso da’ personaggi con senso d’invidia nella stretta delle loro passioni. Abbondano invocazioni, preghiere, sentenze morali e religiose; ma il fondo è sostanzialmente pagano e profano: è il naturalismo, la natura scomunicata e condannata come peccato, che qui, dopo lunga lotta, si scopre non essere altro che la stessa legge del destino. La conclusione è: «Omnia vincit amor», riconciliato col destino e divenuto virtú, con tanto piú sapore, con quanto piú dolore:


                               Quello è vero gioire,
che nasce da virtú dopo il soffrire.
     


Ma la virtú è nome, e la cosa è il godimento amoroso sotto forme cosi voluttuose, che il Bellarmino ebbe a dire aver fatto piú male con quel suo libro il Guarini che non i luterani. Dal concetto nasce tutto l’intrigo. Corisca e il satiro sono l’elemento comico e plebeo: l’una è la donna corrotta della cittá, tornata a’ campi e divenuta il mal genio di questa favola; l’altro è l’ignoranza e la grossolanitá della vita naturale ne’ suoi cattivi istinti; e tutti e due sono la macchina poetica, l’istrumento che annoda gli avvenimenti e produce la catastrofe. I protagonisti sono Mirtillo e Amarilli, che si amano senza