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32 saggi critici

esecutore della legge divina se non inconscio. Una sola cosa egli sa, di aver sotto a’ denti il teschio del suo nemico e di sfogare in quello il suo odio. Dante stesso non è colpito se non da ciò che in quel fatto è personale, sfogo d’odio d’uomo offeso:

                                    O tu che mostri per si bestiai segno
Odio sovra colui che tu ti mangi.
Dimmi il perché, diss’io, per tal convegno:
     Ché se tu a ragion di lui ti piangi, ecc.
                         

Cosi Ugolino è un personaggio compiutamente poetico, che può manifestarsi in tutta la ricchezza della sua vita interiore.

Giá in pochi tratti il poeta ha abbozzata questa colossale statua dell’odio, di un odio che rimane superiore a quel «segno bestiale», che giá ha fatto tanta impressione in Dante. Ma in seno all’odio si sviluppa l’amore, e il cupo e il denso dell’animo si stempra ne’ sentimenti piú teneri. Quest’uomo odia molto, perché ha amato molto. L’odio è infinito, perché infinito e l’amore, e il dolore è disperato, perché non c’è vendetta uguale all’offesa. Tutto questo trovi mescolato e fuso nel suo racconto, non sai se piú terribile o piú pietoso. Accanto alla lacrima sta l’imprecazione; e spesso in una stessa frase c’è odio e c’è amore, c’è rabbia e c’è tenerezza: l’ultimo suono delle sue parole, che chiama i figli, si confonde con lo scricchiolare delle odiate ossa sotto a’ suoi denti.

Gli antecedenti del racconto sono condensati in rapidissimi tratti, che ti risvegliano tutta la vita del prigioniero, al quale i mesi e gli anni che per gli uomini distratti nelle faccende volano come ore, sono secoli contati minuto per minuto. Ugolino è chiuso in un carcere, a cui viene scarsa luce da un breve foro, al quale sta affisso; ed il suo orologio è la luna, dalla quale egli conta i mesi della sua prigionia. Quell’angustia di carcere paragonato ad una «muda», quel piccolo «pertugio», e le ore contate sono tutto il romanzo del prigioniere nelle sue forme visibili. Né con meno sicuri tocchi è rappresentato l’animo. Due sono i sentimenti che nutrono l’anima solitaria