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l’ugolino di dante 27

segni sono sempre piú deboli; la vita si va petrificando a poco a poco. Nella Caina i dannati possono esprimere le loro sensazioni; sentono freddo, e battono i denti «in nota di cicogna»; sentono dolore e piangono. Nell’Antenora son tolte loro le lacrime; supini, le prime lacrime s’invetriano come «visiere di cristallo», riempiono il cavo dell’occhio, ed impediscono il piangere. Pure possono parlare; appresso, anche la parola è tolta, seppellita nel ghiaccio tutta la persona, che ne traspare come «festuca in vetro». Non movimento, non lacrima, non parola; loro non rimane se non quello che è il puro e vuoto materiale, la positura del corpo.

Effetti estetici qui non nascono e non possono nascere che dalle varie giaciture e combinazioni de’ corpi, ora grottesche, ora miserevoli, sempre ingegnose, chiare scolpite e che prendon rilievo da paragoni nuovi e arditi. Siamo nel puro descrittivo, la poesia della materia. E che questa materia sia animata, non ci è che appena qua e lá qualche debole apparenza, come nel «dattero per figo» di frate Alberigo, o nell’incidente grottesco di Bocca degli Abati. Sono gli ultimi lampi dello spirito. I personaggi hanno poca voglia di parlare, e non dicono il loro nome se non costretti; o, per dir meglio, personaggi veri qui non ci sono, ma una filza di nomi, parte oscuri, parte illustri, del pari vuoti di vita interiore. Che cosa è Cassio? un uomo «membruto». E bruto è un uomo che «si storce e non fa motto».

In questo mondo ossificato, la poesia è spenta insieme con la vita, non potendo esserci al piú che una poesia negativa, cioè l’impressione che produce sull’animo di Dante spettatore questo verace regno de’ morti. A questo mezzo è ricorso il poeta per gittare un po’ di alta e seria poesia nel comico regno di Malebolge, uscendo nella sua eloquente invettiva contro i Papi. Ma qui ci è un modo ancora piú ingegnoso e piú fecondo di effetti poetici. Come il comico in Malebolge si risolve nella sublime indegnazione dello spettatore, di Dante, cosí qui questo fondo prosaico si risolve nel disperato dolore del conte Ugolino.

Ma come qui, fra questi esseri petrificati, può aver luogo