Pagina:De Sanctis, Francesco – Saggi critici, Vol. II, 1952 – BEIC 1804122.djvu/271


settembrini e i suoi critici 265

avanzata la mia aspettazione, e che scorgo in lui quel veder le cose da alto ed in una vasta sintesi, che è proprio degl’ingegni non volgari.

Ora può esser chiaro con quali intendimenti e con quali criterii i due giovani campioni della nuova generazione assaltano rispettosamente il Settembrini. Il Francesco Montefredini si mette in cattedra e gli fa una vera lezione di storia, e non glie ne mena una buona: è il sistema della verifica, applicato al Settembrini, punto per punto, particolare per particolare. Lo Zumbini generalizza, e riassume il suo giudizio in questo modo:


Veramente l’intelligenza della storia non importerebbe qui gran fatto; ma il Settembrini c’insiste tanto che ne fa, come dire, il suo cavai di battaglia. Io dirò col massimo rispetto e nondimeno con franchezza intera... Nessuna parte del suo lavoro parmi sbagliata piú di questa. Se io non m’inganno, l’illustre professore non ne ha compreso né quella varietá di elementi che formava la societá del Medio evo, né nessuno in particolare di quegli elementi, ciascuno de’ quali per piú secoli cercò di sormontare gli altri: non il Cristianesimo,... non i Comuni, non l’Impero; egli non ha compreso né la lotta d’allora, né l’armonia posteriore, che è il carattere principale della civiltá moderna.


Ho voluto riferire questo luogo come saggio della forma di scrivere dello Zumbini. La severitá de’ giudizii vi è sempre accompagnata con la piú squisita cortesia, con una calma perfetta di esposizione. Si sente in mezzo alle piú crudeli conclusioni l’uomo ben educato, quella cert’aria d’imparzialitá e di spassionatezza, congiunta col rispetto, che ti concilia anche gli avversarii.

Ma la parte storica è un semplice incidente nel lavoro del nostro Zumbini. Egli assalta il Settembrini nella parte sostanziale della sua opera, chiamando a sindacato il suo principio e il suo criterio critico.

L’idea fissa del Settembrini è che nella lotta del Papato e dell’Impero stia l’anima di tutta la nostra letteratura, e che, essendo stata questa lotta piú importante e piú durevole