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222 | saggi critici |
II
Non piú sospiri e lai! Nel convito d’Eliso, Loco sol trova il riso. Estasi eterna, voluttá infinita È d’Eliso la vita, Ruscel che suona per campi ridenti; E Maggio eternamente Con soave virtú spirar si sente. Volano l’ore tra sogni dorati; L’anima nuota fra spazi infiniti; Il velo squarciasi dinanzi al vero; Sempiterna dolcezza Empie il core d’ebbrezza. Non han qui nome alcuno Le tristi cure e non è qui il dolore. Che un’estasi d’amore. Lo stanco pellegrin qui l’arse membra. Sotto le mormoranti ombre riposa, E il suo fastel qui posa, Di man cade la falce al mietitore, E tra voci canore E il fremere dell’arpa addormentato Sogna la messe e il prato. Ve’ quegli, il cui vessillo un df furenti Movea tempeste, e d’omicidi accenti Alto rimbombo; del ’suo passo al sonito Le montagne ondeggiavano; Ed or qui posa il petto Al cheto mormorio d’un ruscelletto, In fra i sassi scherzoso; Né turba rumor d’armi il suo riposo. I fidi sposi qui stringonsi al core: Su tappeti di molle e verde erbetta Dansi il bacio d’amore, Accarezzati dalla fresca auretta. |