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DELLE «OPERE DRAMMATICHE»

di Federico Schiller.


Chi scioglierá l’enigma de’ nostri tempi? Quando gli uomini si riposano in ima comune credenza, l’enigma della vita è sciolto, ed ei si abbandonano con ardore alle passioni e agl’interessi del mondo. Nello scetticismo moderno, come in vasto pelago, scomparve la storia, la tradizione e la scienza de’ secoli. I nostri padri, spensierati dell’avvenire, irrisero a’ caduti con l’arme dell’ironia e dello scherno, ma il tempo del riso è passato: l’uomo è fatto serio e pensoso. La vita ritorna un enigma; ed il sapiente si trova tanto ignorante quanto il semplice pastore, secondo l’alto concetto di un nostro sommo poeta. Qual è il destinato delle umane generazioni? e il significato della vita sará pur sempre un enigma? Ecco la formidabile interrogazione che travaglia la scienza e l’arte moderna. Al sensismo succede il criticismo, siccome alla poesia fuggitiva e volteriana succede la poesia del dolore e del nulla: le forme mutano; il dubbio resta. Il criticismo è l’ultima forma dell’individualismo spirante. È un panteismo dello spirito: tutto è lui, e l’universo non è che la sua apparenza. L’ideale poetico diviene una veritá filosofica. Innanzi al poeta il corso della natura è danza e armonia; il suo suono è canto e parola; il rombo, il mormorio, il susurro è voce di sdegno e di amore: ella parla, ella pensa, ella ama. La beltá ch’egli adora è creatura della sua fantasia; la veritá che contempla è figlia del suo pensiero; e la bontá che ammira è specchio