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34 | la poesia cavalleresca |
e quelli si mettono ad impiccar con tanta destrezza che ci parevano nati. Ma, dopo questo, cade ne’ personaggi secondari, e non se ne parla più. Ulivieri sembra dover essere il suo successore. S’innamora di Meridiana, ed è scavalcato da Manfredonio, e bastonato da un gigante in sua presenza. Corre per soccorrerla, ma Ricciardetto è più pronto; ond’egli le dice:
Disse: — Io venivo ben per darti aiuto. Ma le schiere passar non ho potuto — . |
Ma queste velleità di bulloneria passano presto, e sparisce anche lui.
Orlando, che sarebbe l’eroe in un poema serio, rimane qui, per la sua serietà, senza interesse.
Rinaldo è il più vivo: in lui ci è una vera creazione. È un misto di guerresco, cavalleresco e lazzaronesco, capace di fare un tradimento, di uccidere una madre coi figli e di rinunziare alla corona di Francia per ricercare Orlando. Quest’antitesi dà tutta l’attrattiva al suo carattere. Ecco una scena in cui è mirabilmente spiegato questo misto di lazzaronesco e d’eroico. Era giunto in una badia, occupata da un gigante per nome Brunoro, che lo invita a colezione.
Rinaldo cominciava a piluccare E trassesi di testa allor l’elmetto; Ma Ulivier non sei volle cavare. Così Dodon, che stavon con sospetto: Perchè Brunor, veggendogli imbeccare Per la visiera, guardava a diletto, E comandava a un di sua famiglia, Ch’a’ lor destrier si traessi la briglia. E fece dar lor biada e roba assai, Dicendo: — Questi pagheran lo scotto, O l’arme lasceran con molti guai; Non mangeran così a bertolotto — . Dicea Rinaldo: — Alla barba l’arai— . E cominciò a mangiar com’un arlotto..... |