Pagina:De Sanctis, Francesco – La giovinezza e studi hegeliani, 1962 – BEIC 1802792.djvu/74

68 la giovinezza

avevo piena fede in me, e perché guadagnavo già di bei quattrini, mi pareva essere un re; mi pareva che bastasse battere i piedi a terra per farne uscir danaro. E scrivevo non aver bisogno di alcuno, e bastare a me io, ed esser buono anche per gli altri. Quest’aria di gradasso non dispiaceva a zio Peppe, un po’ gradasso anche lui, che fra tante tenebre vedeva in me un raggio di luce.

M’era venuto in capo, disperato com’ero dello zio Carlo, che forse zio Peppe potesse ristorare le sorti della casa, venendo in Napoli e dirigendo lui la scuola. Avevo un po’ gelosia di mio cugino che s’era avviato per il foro: e perché non io pure? Poi, quel maestro di scuola mi sonava cosa miserabile nella mente piena di Demostene e di Cicerone, e sognavo trionfi con la toga indosso, come antico romano. Non mi spiaceva perciò che zio Peppe stesse li a fare le cose di scuola, e ch’io entrassi in pratica, come Giovannino. E scrissi a zio Peppe che gli avevo trovato una buona lezione, e gli dipingevo il suo nuovo stato coi più bei colori. Ma non voleva muoversi, e mettersi negl’impicci. Forse aveva fiutato ch’io voleva caricar lui della soma che stava addosso a me; ma il disegno pareva bello a zio Pietro e a zio Carlo, che ci vedevano uno scopo. Però quegli stette duro, e allora tornarono alla carica, e chiedevano la loro porzione. Si e no; gli animi s’inasprirono, e zio Peppe scriveva a zio Carlo che gli piaceva di fare il vezzoso, e questi rispondeva all’altro che gli piaceva di fare l’indiano. Tra i due si ficcava zio Pietro, che gridava di non poter tollerare che la sua porzione andasse a benefizio dei terzi. Questi propositi si tenevano talora innanzi a me, che mi facevo verde. «Anch’io voglio la mia porzione», scriveva l’uno. «Voi rovinate la famiglia», rispondeva l’altro. «Ciccillo è che rovina la famiglia». «Ah! quel briccone di Ciccillo; gli scrivo subito». «Zio Peppe, volete andare a Santo Jorio? Vi è una magnifica situazione per voi», questa era la mia risposta. E tra scrivere, rispondere e riscrivere passava il tempo, e i bisogni crescevano e i cuori s’indurivano.

Io n’ero arrabbiatissimo; vedevo tutte le batterie rivolte contro di me, come se al mondo non ci fossi altro che io; e