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XI

1819


GL’IDILLII

Questa nuova guardatura del mondo, che rinnovava e abbelliva gli aspetti delle cose, gl’illuminava e incaloriva la sua propria esistenza. Lui che andava cercando argomenti poetici al di fuori di sé, non sapeva che la principale materia poetica era lui stesso, e anche la più adatta al suo spirito, avvezzo da lungo tempo a concentrarsi e a contemplarsi. I suoi primi palpiti d’amore, i suoi spasimi di corpo e di spirito, l’appassire della sua giovinezza, le contemplazioni solitarie, le sue fantasie, le sue ricordanze, tutto questo gli viene innanzi, tinto di una luce nuova, e gli esce vivo sotto la penna. Sfoga sé stesso in verso e in prosa, scrivendo al Giordani, parlando alla luna. Doveano questi essere momenti belli in quella monotonia di vita, tra le annotazioni all’Eusebio dotte e acute, e le studiate lettere a’ letterati del tempo, perché si degnassero di gittare uno sguardo sulle due canzoni. In que’ momenti secreti di lavoro geniale, riandando sé stesso, i suoi studi, i suoi scritti, i suoi infortunii, gli balzò innanzi quella cara sua cuginetta, la Cassi, che prima gl’ispirò amore, e intorno alla quale lo scolare di rettorica avea ricamato non so che cantica e non so che elegia. Questa ricordanza fissata in carta ebbe per titolo: Il primo amore.

Nella sua ingenuità esprime con maraviglia piena di bonomia gli straordinari moti di quell’affetto, così caldo e insieme così