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xxxvi. il nuovo leopardi 265

di sé e gittatolo in mezzo all’Italia moderna e antica, in mezzo a’ Patriarchi e alle favole, in mezzo a’ Bruti ed alle Saffo, alle Virginie e ai Simonidi, non rende più una favilla. Giovine, avea creduto all’opinione volgare che il gran genere nella lirica fosse la canzone, e sperava, affaticandosi in quello, di perpetuare il suo nome. Ora sente che l’eccellenza non è del genere, e, lasciando lí canzoni, idillii, elegie, inni, chiama le sue poesie Canti, parola generica, che comprende tutti i generi, perché non ne comprende nessuno. Egli è vero che aveva in serbo per un’altra edizione «due nuove canzoni», e non furono più pubblicate, e debbono forse essere tra le carte da lui rifiutate. Finite sono le canzoni, e finite con esse le contraddizioni ed i tentennamenti nel pensiero, la crudità e la spessezza ne’ concetti, la solennità e sonorità nella frase, gl’involucri mitici e storici, il colorito locale, le varie apparenze di un mondo esteriore, un certo non so che di denso e nebuloso: tutte cose, che qua e là si notano nelle Canzoni. L’uomo ha gittato via una parte di sé, quasi mutilando sé stesso; ma condensando in quello che rimane, tutta la vita e tutta la luce. Abbiamo in questo mondo concentrato del dolore e del mistero situazioni nette e decise, spesso originali e interessanti, chiarezza e coesione nel pensiero, formazioni intere e diafane, semplicità e proprietà nel linguaggio, espansione ed emozione nello stile, nessun vestigio d’imitazioni, di costruzioni e di reminiscenze. Quell’umor denso di una malinconia nera e solida si era liquefatto in quella malinconia dolce, che sfugge le sventure reali e cerca asilo nell’immaginazione. Il mondo esterno non era stato mai per lui cosa solida; ora è cancellata ogni orma di questo o quel mondo storico, e anche della società contemporanea. Vive co’ suoi fantasmi e co’ suoi ideali, solitario; vive nella sua immaginazione forte e calda.

Leopardi ritrova così sé stesso, quale la natura lo aveva fatto e quale si era rivelato negli Idillii. Ritorna il pittore dell’anima sua, con un senso più spiccato di vivo e di moderno. La semplicità, la grazia, l’ingenuità, la dolcezza che si ammirano negl’Idillii, e che gli venivano non pur dalla sua natura, ma dal suo lungo uso degli scrittori greci, sono ora qualità spesso