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iii. 1815 - «sugli errori popolari degli antichi» 19

a glorificare i princìpi legittimisti. Spesso ti parla di libertà, con un odio verso i tiranni. A sentirlo:

l’Europa unita, in nome de’ sacri diritti delle nazioni, giura di non deporre le armi, finché non abbia schiacciata l’idra antica, e ingiuriosa all’uman genere della tirannia... Tiranni! esecrazione dei popoli, orrore dei posteri, abbominio dei secoli! tremate...

Così tuona quel giovinotto, in nome di una libertà, di cui gli giunge il grido da Tacito e da Cicerone. — Non troppo zelo — , potevano dirgli i retrivi, campioni della Santa Alleanza. Ammette la legittimità col suo diritto divino, come cosa fuori di discussione e di esame, a quel modo che ammetteva il Vangelo e il Catechismo. Ma accanto alla legittimità trovi il diritto e la libertà de’ popoli e il buon governo, come condizione della sua durata. Non condanna assolutamente l’impresa della unificazione italiana; la crede solo poco opportuna, non conforme alla prudenza e alla saviezza, e promettitrice di nuova tirannia e di nuovo servaggio alla Francia, venendo da uomo francese e tiranno. Crede l’Italia unita e indipendente fattrice di grandezza e di gloria, e ricorda le gesta de’ romani. Ma il borghese di Recanati si ribella a quelle storie eroiche, descrivendo con belle amplificazioni i mali che ne venivano, e preferisce la quietudine e la prosperità di quegli staterelli italiani, dove fiorivano le arti e le scienze, l’agricoltura e il commercio.

Come si vede, c’è nell’ambiente morale del giovine una certa mescolanza di vecchio e di nuovo, di classico, di biblico e di contemporaneo; e, quantunque gridi contro la Rivoluzione francese, c’è nel suo spirito una stoffa rivoluzionaria in formazione, aggregata a tutto il resto, che nel Saggio è voce di riforma e di libero esame, e qui si esprime come moderazione e attenuamento di tutto ciò che in casa e a scuola aveva trovato di assoluto e di eccessivo. Il demonio è entrato, malgrado la guardia del padre, e si fa valere in mezzo a tutti quegli elementi ereditarii, scolastici, locali, divenuti materia abituale e monotona. Ciò che è in lui più attivo è il demonio nella sua forma piú innocente,