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nota 367
p. 163 r. 7: «siffatte cose», Ge: «una materia siffatta»;
ivi r. 15: «il suo caro Schlegel», Ge: «il suo Schlegel»; ecc.

Questo lavoro di smussamento veniva a coinvolgere talvolta alcuni giudizi e definizioni, ritenuti evidentemente troppo bruschi per un discorso scritto:

p. 123 r. 8: «quel personaggio [il Marchese di Posa dello Schiller] è rimasto un intrigante», Cr: «quel personaggio diventa qualche cosa di simile a un intrigante»;
p. 130 r. 16: «Un poeta volgare, come Vincenzo Monti», Cr: «Un poeta di minor grado, come Vincenzo Monti»;
p. 164 rr. 10-12: «Il Conciliatore, che sotto pretesto di conciliare gettò le passioni della nuova generazione nel classicume», Ge: «Il Conciliatore che ecc. gettò le passioni delle nuove generazioni nelle dispute letterarie, levando la bandiera del romanticismo»;
p. 189 r. io: «[Manzoni] non vi dà subito la commozione, difetto che ha talvolta Alfieri», Ge: «non vi dà ecc., come fa talvolta Alfieri»; ecc.

Rientrano naturalmente in questo discorso alcune omissioni di frasi o di interi periodi: p. 119 rr. 5-6: «i papi già avean cominciato a scomunicare» (mancante in Cr e quindi in Ge); p. 138 rr. 13-14: «Senza che si possa dire che dall’immaginazione del Manzoni sia sorto un uomo o una donna» (mancante in Cr e quindi in Ge); p. 180 rr. 7-8: «componendo egli pensa ai fischi del parterre» (mancante in Cr e quindi in Ge); ecc. La libertà d’azione dei due editori si estendeva infine sino alla possibilità di rettifiche storiche alle affermazioni del giornale: p. 126 rr. 34-36: «un’intera storia - la quale poi il Sestini diluì in una novella, prima che Manzoni concepisse la sua Ermengarda», Cr: «storia che il Sestini diluì ecc., nel tempo stesso che Manzoni concepiva la sua Ermengarda»; p. 178 r. 8: «i limiti messi all’arte da Aristotele», Cr (e Ge): «i limiti messi all’arte dagl’interpreti di Aristotele»; p. 214 r. 16: «gli Austriaci dominavano a Napoli e a Torino», Cr: «gli austriaci intervennero a Napoli e a Torino»; ecc. Queste ed altre libertà comportavano i criteri editoriali del Croce e del Gentile, e la nostra esemplificazione potrebbe estendersi ancora per lungo tratto. Ma prima di dedurne troppo severe censure di «infedeltà» o di «tendenziosità», bisogna riflettere sul tempo in cui quelle edizioni vennero pubblicate: quando cioè il De S. rappresentava un autore ancora da rivalutare o comunque da dis-