Pagina:De Sanctis, Francesco – Alessandro Manzoni, 1962 – BEIC 1798377.djvu/102

96 lezioni

Ma questa società che era scomunicata, derivava dal cielo; colui che stava alla cima di essa dicevasi vicario di Dio, quelli che rappresentavano il potere laico erano i re per grazia di Dio. Se un uomo nasceva ricco, e un altro in altre condizioni, se ci erano frati oziosi, clero corruttore vestito alla laica, con laicali tendenze, se ci era una nobiltà accanto alla monarchia del diritto divino, ciò era pei fini imperscrutabili di Dio.

Chi legge i libri di quel tempo, vi troverà il segreto dell’odio contro il cielo, nei primi momenti della lotta. Ed è un progresso: prima ci era stata indifferenza, ora ci è odio. Si crede alla complicità del cielo con quell’ordine sociale, con quella degenerazione e corruzione.

Tale è il contenuto della letteratura del secolo XVIII. Leggete i filosofi e i poeti nostri e vi troverete l’uomo come è per natura, troverete libertà, eguaglianza, guerra contro le istituzioni e contro il cielo che le protegge. Qual’è la forma di questo contenuto?

Parini, Alfieri, Foscolo, i grandi del secolo XVIII gli dànno la forma. Tutto quello è effetto di un pensiero scientifico che a poco a poco ha fatto le sue conquiste, specialmente in altre nazioni, e che ora giunge in Italia. Quell’uomo in stato di natura, guastato dalla società, non è qualche cosa di vivente, che si trovi nelle condizioni storiche e reali. Queste sono la negazione dell’ideale venuto dalla speculazione, astratto, pensato, non calato nella vita. E l’uomo può avere l’ingegno che vuole, ma deve subire la necessità del suo concepire che è lui stesso. Quell’ideale non penetra in tutta la vita di colui che lo vagheggia, rimane idea astratta; così sentiamo anche oggi dire: Patria, Umanità, Virtù — parole che esprimono concetti, in cui non è ancora l’ideale.

Nel secolo XVIII l’ideale rimane dunque ancora concetto, qualche cosa partorita dall’intelligenza, senza antecedenti storici, tranne che non si voglia considerare come un antecedente quello stato di natura su cui si arzigogolava. Per conseguenza quegli uomini a quel contenuto astratto doveano dare una forma di doppio carattere: astrazione cioè ed esagerazione.