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la lettera 255

— Ma sì! Io torno a credere che la contessa si è uccisa!

— Se già coloro ammettono il delitto?

— E come lo ammettono? Voi non sapete come, in quali circostanze la Natzichev si è dichiarata colpevole! Ha confessato quando io le ho detto che il principe aveva confessato egli stesso! Lo ha visto perduto ed ha voluto salvarlo!

— E ciò non vi dimostra luminosamente che egli, egli solo è l’assassino?

— Ma egli non ha confessato niente! Io stesso, come un ultimo disperato espediente, dissi questa cosa!

— E non vedete che diceste la verità? — incalzò il Vérod. — Se lo sapesse realmente innocente, quella donna avrebbe riso, udendovi! Non vi avrebbe creduto! Avrebbe scoperto il vostro artifizio! Potrebbe mai credere che egli abbia confessato una colpa non commessa? Se quella donna vi ha creduto, ciò significa che voi avete detto inconsapevolmente la verità. Ha voluto salvarlo perchè lo ha visto realmente perduto!

Il Ferpierre non rispose.

Egli era stupito di non avere ancora fatto, fra tante, quest’ovvia argomentazione. E dell’ovvia argomentazione sentiva tutto il peso, e sentiva ancora che, se essa rispondeva al vero, egli aveva battuto una strada falsa.

— Ipotesi e presunzioni, come tutte le altre!