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228 un sogno


«— Talvolta.

«— Che cercate nel giuoco?

«— Il giuoco!

«— Buona fortuna!

«Mi porse la mano soave con moto lento, pieno di grazia; si allontanò con passo lieve; la vidi sparire, svanire, quasi svaporare tra le ombre del giardino.

«Alla tavola verde, fin dal primo colpo, le monete cominciarono ad accumularsi dinanzi a me. Vinsi, vinsi, non so quanto, non so come, con le puntate più rischiose, contro tutte le probabilità. Non le calcolavo, buttavo la posta sopra un numero qualunque, giocando veramente per giuoco, come per conto d’un altro, come se le monete fossero gettoni. Invece di badare ai colpi della fortuna, consideravo coloro che la sfidavano, studiavo le loro espressioni e i loro atteggiamenti: i visi pallidi, smarriti, con gli occhi fuori dell’orbita, degli uomini in disdetta; quelli animosi, ridenti, coi muscoli del viso corsi da lievi tremiti, di coloro che vincevano; le donne più avide, più intente, con moti e scatti nervosi alle perdite; lente e come assorte nei calcoli, ma tuttavia inconsapevoli durante le vincite.... Accu-