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senso di pena. Era quasi notte quando la Maddalena venne ad aprire.

— O eccellenza, ben tornato. Quale fortuna?

— Porta il lume nella mia stanza, — brontolò il padrone.

E mentre la Maddalena correva ad accendere il lume, egli rimase un istante ad ascoltare le sue sensazioni, che si dibattevano coi fantasmi dell’alcool.

— Bestia! — esclamò a fior di labbro, forse contro l’Usilli; ma non era certo.

— Il lume è acceso.

Maddalena dalla faccia del padrone arguì che anche questa volta egli aveva perduto, e andò a rannicchiarsi nella sua seggiola di legno, dove per ore ed ore sedeva a ingannare il tempo e la fame, guardando le case e sonnecchiando a intervalli.

«U barone» chiuse colle spalle le portine della sua stanza e girò anche la chiavetta.

Era solo, al sicuro, e poteva finalmente mettere le mani sul tesoro. Ma ebbe bisogno di raccogliere ancora un poco di forza. Gli pareva di tornare da un lunghissimo viaggio, al di là dei mari, dopo tre o quattro anni di assenza, e non erano trascorse che ventiquattro o trenta ore dalla sua partenza. Lasciò che passassero anche queste sensazioni, e, acceso un sigaro, si abbandonò nelle braccia di una poltrona, dopo aver posto sulla scrivanìa il fascio delle sue carte.

Era tempo — pensava — ch’egli si facesse una ragione.