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corpo del delitto! egli aveva posto sulla sacra tonsura il seguo esecrando del delitto...!

Questo pensiero bastava a farlo rabbrividire sotto lo stesso raggio di un bel sole di maggio che scaldava i poggi e ardeva le messi.

Martino, che camminava innanzi per la strada sassosa, tratto tratto si fermava ad aspettare il suo piovano, che a stento buttava innanzi le gambe, come se le avesse veramente incatenate.

Eran quarant’anni e più ch’egli benediceva quei campi il giorno delle sante rogazioni.

Quasi tutta la popolazione era passata nelle sue mani, e il cimitero era pieno di gente che egli aveva inviata sulla strada del cielo.

In mezzo alla sua semplicità e povertà il vecchio pastore aveva compiuto il suo lungo viaggio serenamente, padre amoroso de’ suoi figli, amico dei derelitti, sostegno dei deboli, coll’animo puro da ogni cattiva azione, immacolato, lindo da ogni sozzura.

Perchè Dio aveva permesso che presso al tramonto la sua piccola terra fosse funestata da un orribile sacrilegio, e la sua casa insozzata dalla lordura di un delitto? Egli che aveva sempre tenute le mani monde da ogni peccato, aveva colle mani consacrate al mistero divino toccato il pegno del sangue, e si era rallegrato di possederlo, e aveva dormito all’ombra funesta d’un nero spettro, che ancora gridava giustizia e vendetta.